Fabiola Gravina
Autrice de "Il tempo che credevo di aver perso" e "Il fossile vivente e la donna dai capelli color mogano"
Benvenuta Fabiola, parlaci un po’ di te e dei tuoi interessi.
Ciao a tutti. Mi chiamo Fabiola Gravina, sono nata e vivo a Marsciano, in provincia di Perugia, lavoro a Terni in un'azienda di informatica. Sono socievole e tollerante, dinamica e instancabile. Amo viaggiare per le città d'arte, fare lunghe camminate in campagna, dedicarmi al bricolage, ma la mia grande passione è la lettura, cui si è aggiunta nel tempo la scrittura.
Da quanto tempo ti dedichi alla scrittura?
Scrivo diari fin da bambina, ma l'impulso verso il gusto di scrivere per scrivere è cominciato più o meno otto anni fa, quasi per gioco, una sfida con me stessa che è diventata vera passione. Non sono più riuscita a fermarmi.
Una passione sbocciata in età matura, quindi.
Sì, possiamo dire così, considerando i miei cinquant'anni. L'ho definita 'passione latente', venuta fuori non appena le condizioni lo hanno permesso. Con i figli ormai grandi ho recuperato spazio e tempo per me. La maturità, inoltre, fornisce una sensibilità diversa, cambia il modo di percepire le cose, rende più oggettivi, più osservatori e fa vivere le emozioni in maniera più consapevole.
Parlaci un po’ del tuo primo libro, Il tempo che credevo di aver perso, e della scintilla che ha fatto scattare la storia.
Questa storia ha preso spunto da fatti realmente accaduti che mi hanno ispirato e su cui ho lavorato sopra. Per l'esattezza un vestito da sposa rimasto non indossato. Non avevo l'intera trama quando ho cominciato a scrivere, è venuta strada facendo. Ho sperimentato sulla mia pelle cosa intendesse Michelangelo quando diceva che le sue sculture erano già nel blocco di pietra e suo compito era soltanto liberarle.
Giulia è una ragazza ferita che fugge sperando di risolvere i suoi problemi, ma non è la soluzione, sembra dire il romanzo.
Già. Scappare è la strada più facile, ma non risolve. Possiamo barare con noi stessi, ma non funziona. Occorre affrontare con coraggio le situazioni che ci tormentano e gestire i complicati rapporti di relazione. Giulia rincorre tutto ciò che non ha detto o non ha fatto, rimette in discussione la sua identità, inizia un percorso di formazione che la porterà ad analizzare l'amore in tutte le sue forme, familiare, di coppia e anche riscoprire il senso dell'amicizia quasi dimenticato.
Il dolore dunque aiuta a crescere?
Credo di sì. Il dolore spinge alla chiusura in sé stessi e offre l'occasione per riflettere sul senso dell'esistenza. Niente come il dolore sbatte in faccia la necessità di dare un significato alle proprie azioni, oltre alla consapevolezza della preziosità del tempo che è limitato e non va sprecato.
Dove prendi gli spunti per i tuoi personaggi?
I miei personaggi sono uomini e donne impegnati nell’attività della vita, come tutti noi. Parlo delle cose che conosco, di ciò che mi capita ogni giorno o di ciò che vedo accadermi intorno, mi travesto sotto i miei personaggi, mi commuovo e mi diverto per le cose che scrivo, sono parte di me, per questo posso dire di mettere l’onestà in quanto racconto. Il romanzo è una storia d'amore, ma tratta anche del rapporto genitori-figli, del valore dell'amicizia, delle difficoltà per tener salda una coppia, situazioni che tutti noi incontriamo quotidianamente.
Cosa ci puoi dire della scelta di New York?
E' una città piuttosto inflazionata, lo ammetto, ma si combinava bene con la protagonista. Ci sono stata un'intera settimana e mi ha sconcertato per le sue caratteristiche. Inoltre mi piaceva il contrasto con la mia Perugia, borgo medioevale di straordinaria bellezza. L'idea delle fotografie è venuta per caso mentre scrivevo, poi con l'editore abbiamo deciso di lasciarle.
Nel tuo libro si percepisce ovunque la passione per i libri.
E' vero. Il romanzo è permeato di libri. Giulia fa la traduttrice e nel tempo libero legge libri. Questa storia parla di libri, anche i libri fanno parte della vita. Il Moby Dick di Melville e gli altri romanzi citati erano sul mio comodino mentre scrivevo la trama, è stato inevitabile catapultarli dentro. Credo fermamente che la cultura eserciti una funzione di sostegno al buon governo di una società, arricchisce e rende migliori, anche se nello stesso tempo fornisce maggiore consapevolezza della volgarità e del disfacimento morale che ci circonda.
Questo è un blog che parla di libri, quindi ecco la domanda prevedibile: quali sono le tue letture/autori preferiti?
Leggo soprattutto i classici, in particolare la letteratura americana postmoderna. Adoro Saul Bellow per la sua ironia nel raccontare le vicende di tutti i giorni, Faulkner per il suo particolare stile, Virginia Woolf e John Fowles. Fare una lista mi è impossibile. Tra gli italiani direi Mario Soldati, Buzzati e il geniale Calvino. Leggo anche gli esordienti, per solidarietà.
Ci sono degli autori che ti hanno influenzato o aiutato a crescere nel tuo lavoro di scrittrice?
Ogni libro che leggo mi lascia qualcosa dentro, ma ritengo di dover molto a Steinbeck e Virginia Woolf .
Scegli 3 libri da portare con te su un isola deserta.
Soltanto 3? Sono in seria difficoltà. Vediamo, direi senz'altro Anna Karenina di Tolstoj, Lolita di Nabokov, uno qualunque di Saul Bellow e poi Steinbeck ah già, avevamo detto tre. Adoro i capolavori che hanno come protagonista un personaggio femminile, la scrittura è stata per molto tempo appannaggio maschile, ma le storie sono di donne e come potrebbe essere altrimenti?
Come è arrivata la decisione di pubblicare?
Ho fatto leggere il romanzo ad alcuni amici fidati, ero curiosa di avere un riscontro su quanto creato, ma non pensavo di pubblicare. Mi hanno tutti incoraggiato ma è stato un mio amico giornalista a farmi rotolare giù per il piano inclinato. Non è stato facile separarmi dalla mia creatura, perché una volta pubblicato il libro non appartiene più all'autore ma diventa di tutti.
La cosa più bella di questa avventura?
Il ricordo più emozionante è l'apertura della prima scatola con dentro le copie del libro stampato. Le soddisfazioni più belle sono rappresentate dal dialogo con i miei lettori. E’ molto importante per uno scrittore, si utilizzano le critiche per crescere e migliorare.
Che dire ancora? Grazie Fabiola e in bocca al lupo!
Grazie a voi per avermi concesso quest’opportunità.
Vi aspetto tutti nella mia pagina facebook!
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